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giovedì 15 settembre 2016

Casa, una breve parola che racchiude ed evoca mille emozioni, tutta una vita... una parola forte.
La casa dei nonni, dei genitori, la propria casa, ma anche quella dei sogni, del futuro. Dà una sensazione di conforto e di pace, di amore, ma a volte anche di sofferenza e di odio. Tanti ricordi sono racchiusi al suo interno, e preferisco pensarli per tutti piacevoli, positivi, come lo sono stati per me. Perciò ho scelto di usare la casa e la userò ancora, scritta, rappresentata, accompagnata... in inglese, perchè? Perchè è universale.





Utili o futili?


 In un'epoca in cui lo spreco sembra imperare, come Arti noa creare oggetti che fossero in qualche modo anche utili era un mio obiettivo, ma ho notato che al pubblico piacciono di più le cose futili.
Uno dei primi pannelli utili realizzati, un "appendi-ciò-che-vuoi" sfruttava le anomalie presenti in due piccoli quadrati di legno: macchie di vernice, strisce bianche in uno e nell'altro azzurre. Ci ho visto il mare, la spiaggia, ricordi estivi... pochi tratti per rendere più marcata la sensazione, due semplici parole: sea and sand.
L'appendino in ottone è di recupero, forse anni '50 o '60, e di recupero è ovviamente anche tutto il legno.

Passione per i vasi


Mi divido da anni tra una casa di città e una piccola casa in campagna, soffrendo un po' il "mal verde" ogni volta che torno in città.Quando ho iniziato a creare per Arti noa,
l'idea di dipingere dei vasi mi è venuta pensando che il verde poteva essere portato dentro casa con un po' di eleganza: sopra una mensola, una libreria o, come ho fatto io, sul mobile del soggiorno. Anche su una scrivania in ufficio, perchè no?

Le mie prime, piccole case

 Rovistando fra i legni a caccia di quelli un po' particolari, trovo in un pallet alcune assi che presentavano una parte in corteccia dall'aspetto spiovente. Avevo già visto qualcosa su internet a proposito della realizzazione di piccole case, allora mi sono messa all'opera: taglio, levigatura e colori ed ecco il primo villaggio marino, con toni grigi, azzurri e bianchi con qualche tocco noir.
La prima asse era stata utilizzata, come fare la seconda? Nasce quindi il villaggio country, cambiando colori nei toni tipici delle campagne, verdi, gialli, marroni , qualche fiore e steccati. Ne ho tenuta una per me...

Beach... sun

mercoledì 7 settembre 2016


 Amo molto il mare... quando ero bambina la spiaggia della mia città aveva disseminati per quasi tutta la sua lunghezza dei piccoli casotti di legno, tutti colorati in base alla fantasia dei proprietari, e la mia famiglia ne possedeva uno,e ancora prima le mie zie. Passavo i tre mesi estivi senza scarpe, in un mondo a parte diverso da quello vissuto negli altri nove mesi... giochi, risate, corse, nuotate... poi per questioni di concessioni scadute, un giorno tanto triste per me e per molti altri cagliaritani decisero di abbattere la gioia, la spensieratezza, tranne i ricordi... quelli sono rimasti ben saldi nei nostri cuori, col rammarico di non aver potuto far niente per impedirlo.
Con questa premessa, ho deciso di rendere omaggio a quel periodo tanto felice della mia vita con questa piccola tavola... i veri casotti non avevano questa forma, ma avevano anch'essi righe e colori accesi...

Qui in un filmato i veri casotti del Poetto, a Cagliari
https://www.youtube.com/watch?v=1LUXDhJl8sI

Tenerezze di bambini


Iacopo mi si avvicina al banco con la sua mamma e subito si innamora di una mia creatura, un piccolo faro verde a righe. Lo vede, lo prende in mano e lo abbraccia, come se fosse il suo pelouche del cuore. Sono intenerita da questo gesto, gli chiedo il nome e scambio due parole con lui. La madre gli dice che faranno un giro per le bancarelle e poi sarebbero tornati da me, quindi si allontanano.
Dopo qualche minuto, mentre chiacchiero con la mia vicina di banchetto nonchè nonna del bimbo, vedo Iacopo da solo che ritorna davanti alle mie cose, riprende in mano il faro e se lo coccola.
Vorrebbe portarlo dalla mamma, ma la nonna lo blocca e gli dice di tornare indietro, ma lui torna una terza volta... non riusciva a staccarsi dal suo piccolo faro. Alla fine lo rivedo una quarta volta col suo papà ormai vinto dall'insistenza del figlio, ma lo convince a scegliere un altro faro: leggo la delusione negli occhi del piccolo, allora mi avvicino a lui con un altro faro fra le mani, stavolta con la casetta del guardiano e gli racconto una piccola storia... Iacopo si illumina e abbraccia la piccola tavola colorata.

*****
Guglielmo è silenzioso, anche lui è con la sua mamma quando lo incontro. E mentre parlo con lei, lui afferra a due mani la tavola Orto e la osserva... la tiene finchè la mamma non si congeda da me e prosegue il suo giro. Poco dopo lo vedo tornare e riprendere in mano la tavoletta. La madre mi dice che lui la vorrebbe, lui non ha detto nulla, non ho sentito la sua voce... io le dico che non essendo completa la devo tenere ancora qualche giorno e che l'avrei contattata una volta finita. Guglielmo ha un sussulto, si gira verso la mamma con uno sguardo implorante, ho capito che aveva paura di non rivederla più. Allora gli ho chiesto se in camera avesse una mensola, al suo si gli ho suggerito di poggiarla li, in modo che la vedesse ogni qualvolta lo avesse voluto.
La tavola Orto, nata per stare in cucina, starà invece nella stanza di un bimbo determinato...
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